martedì 18 ottobre 2011

RECENSIONE:
"Le emozioni difettose" di Laurie H. Anderson


Le emozioni difettose
Laurie Halse Anderson

Editore: Giunti Y
Pagine: 240, rilegato
Prezzo: 14,50 





LA TRAMA


"Aspetto che tutti siano andati a dormire, poi m'infilo le scarpe da ginnastica ed esco. Le file di case che costeggiano la strada sono le pareti di un labirinto da cui sto cercando di uscire. E' come se il mio respiro provenisse da un altro corpo. Ho paura di aprire la bocca e dire qualcosa, perchè potrei mettermi a urlare. Mi sento come se mi avessero tagliato in tanti piccoli pezzi di Kate che sono tutti uguali a me, corrono come me, parlano come me, si comportano come dovrebbero, ma si sono persi in questo labirinto.
Kate Cattiva - che mi sta sempre addosso - dice che il labirinto è sempre stato lì, sono io che adesso riesco a vederlo per la prima volta perchè porto le lenti a contatto.
Kate Buona non fa che dire cose senza senso, è ora di andare a dormire."
Correre e studiare, questa la terapia per Kate Malone che non vuole affrontare il dolore per la perdita della madre, morta quando lei era ancora una bambina. Ma adesso ha diciassette anni, un fratello più piccolo, un padre reverendo e tanta voglia di scappare da lì. Kate è all'ultimo anno del liceo (lo stesso frequentato da Melinda Sordino, la protagonista di Speak) e ce la sta mettendo tutta per farsi ammettere all'università, essere una brava ragazza e tenere fede ai propri impegni. 





RECENSIONE

Non è facile scrivere un commento ad un romanzo quando riesce persino difficile considerarlo tale. Perché per me a questo ultimo lavoro di Laurie H. Anderson manca uno degli ingredienti principali di un romanzo: la trama.

La  quarta di copertina faceva ben sperare:
"Kate Malone frequenta l’ultimo anno di liceo ed è bravissima in chimica. Ha fatto domanda di ammissione all’università più importante del Paese e, in attesa della lettera di risposta, corre a più non posso di notte e di giorno. Corre per punirsi, per annullarsi, per non sentire l’ansia e la rabbia che le aggrovigliano le viscere per fuggire da quel dolore che ha il nome di sua madre, morta molti anni prima. Quando però la casa dei vicini viene distrutta da un incendio, Kate è costretta a fermarsi per affrontare con coraggio se stessa e una realtà del tutto inaspettata."

Da una sinossi così viene subito da chiedersi “Chissà quale sarà la realtà del tutto inaspettata che dovrà affrontare la protagonista...?”. Bè, anche dopo aver letto il romanzo continuo a domandarmelo.
La verità è che Le emozioni difettose finisce così com’è cominciato, con un nulla di fatto. Non c’è un evolversi delle cose, né tantomeno un percorso di crescita della protagonista che sia degno di nota. 
Il romanzo vive di una serie di episodi che sembrano accadere senza alcuna vera presa di coscienza da parte di chi vive quegli eventi.

La metà delle cose a cui si fa cenno nella sinossi, inoltre, non ha alcuna rilevanza all’interno del racconto. 
Alla madre morta della protagonista viene dedicata solo qualche riga priva di qualunque pathos.
Della corsa, che dovrebbe essere l’elemento perno del romanzo (data anche l’immagine di copertina), c’è una leggera traccia. Di fatto però, il fattore corsa come elemento di sfogo delle ansie della protagonista, non è per nulla approfondito all’interno del romanzo. Sicuramente non costituisce un elemento chiave.
Altro elemento teoricamente importante del romanzo, poi, è quella leggera traccia di disturbo bipolare a cui però nemmeno si fa cenno nella quarta di copertina. Il discorso della “Kate Buona” e della “Kate Cattiva” ricorre qua e là nel romanzo senza mai essere indagato come si deve.
Di fatto io non ho visto alcuna Kate Cattiva, ma solo un numero infinito di versioni della stessa Kate, impotente e sottomessa e, diciamolo, anche un tantino irritante.

Due dovrebbero essere inoltre i punti di svolta nella storia: l’incendio nella casa dei vicini - che costringerà Kate ad ospitare in casa loro i vicini, con tanto di odiatissima figlia - e la non ammissione all’università - che minerà le certezze per il futuro della protagonista.
Dei due eventi cruciali, però, uno si perde totalmente per strada (la non ammissione al MIT) mentre il secondo dà vita ad un terzo “evento svolta” (non farò spoiler, ma ha a che fare con i vicini sfortunati) che non fa che creare confusione in una storia che appare già di per sè abbastanza nebulosa.

In definitiva il romanzo sembra essere stato scritto di getto senza poi nemmeno essere riletto. Lo sviluppo non è lineare, gli eventi non hanno alcuno spessore e i personaggi men che meno.
La Anderson cruda e affilata di Wintergirls si perde questa volta in un bicchier d’acqua. Anzi, in un bicchiere vuoto.



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